Off the beaten track/Fuori dai sentieri battuti


"Chi teme ogni nube, non partirà mai" (Paul Morand)


Addio al telefono a gettoni, alle musicassette, alle previsioni del tempo di Bernacca; il tempo scorre inesorabile, le innovazioni tecnologiche cambiano le abitudini. A farne le spese anche le guide di viaggi cartacee che pur conservando un immutato fascino, di fatto hanno perso utilità pratica; le informazioni che servono, si trovano agevolmente in rete con pochi click.
Ma come tutti i beginners del secolo scorso anche io, talvolta, compravo le guide per eccellenza, quelle della Lonely Planet, relative alle destinazioni che mi accingevo a visitare. E le "divoravo" ("fressen" direbbero i tedeschi, assieme agli spaghetti) in pochi giorni, ben prima della partenza.
"South East Asia on a shoestring" è un capolavoro in bella vista nella mia libreria, ma l'editore australiano con me ha chiuso irrimediabilmente, anche quando le sue guide potevano essermi utile nel momento in cui mi sono imbattuto in questo:

"Ci sono luoghi che non segnaliamo nelle nostre guide, perché riteniamo opportuno salvaguardarlo dall'afflusso dei turisti che potrebbero danneggiarlo".


No, la lezione moralista da loro, no.
Non so nelle nuove edizioni, ma "ai miei tempi" c'era un paragrafo, quello che mi incuriosiva di più, dal titolo suggestivo:
"Off the beaten track"/"Fuori dai sentieri battuti".
In realtà viene suggerito un mercatino, una chiesa, un villaggio a qualche km dal centro della città, o poco altro: quanto basta al turista da resort per elevarsi a viaggiatore. Un vero sentiero poco battuto, ovviamente, è ben altro. In Europa, forse, lo era solo la Transnistria una ventina di anni fa.
Mi è capitato di viaggiare per giorni senza incontrare altri "farang"; più di una volta essere l'unico straniero su voli interni e pure su qualcuno internazionale, spessissimo su bus, anche a lunga percorrenza, e treni ma le volte in cui ho avuto la sensazione di trovarmi davvero su "sentieri poco battuti" sono poche.
Forse ne ho percorso qualcuno in più di dieci, ma una lista potrebbe essere questa:


10° SAVO, Solomon Islands


Il Paese sovrano più povero dell'Oceania, un migliaio di isole, la maggior parte disabitata, turisti se ne contano sulle dita delle mani.
Dopo un paio di giorni nella Capitale e dintorni cominciai a spingermi fin dove possibile, fino dove termina la strada, anche quella sterrata. Poi solo foresta.
"Ma è abitata quell'isola?" (che vedevo ad un paio di miglia della costa n.d.r.)
"Come ci si arriva?"
Un impavido indigeno con la sua barchetta a motore si offrì di trasportarmi sfidando le onde del Pacifico.

Sono stato nelle Solomon Islands nel 2017 e nel 2018


KANAIGHAT, Bangladesh


Il Bangladesh è un Paese folle. Le parole non bastano; bisogna vedere con i propri occhi. Ho girato Dacca, la Capitale, da solo, di giorno e di notte. E poi sono andato a far visita ad un fidato conoscente bengalese nella sua provincia d'origine, nel nord del Paese: Sylhet. Grazie a lui ho avuto modo di visitare luoghi impossibili da raggiungere senza una guida locale. Ricordo i capannelli di persone intorno a me,nei mercati, nelle scuole, nei negozi; richieste di selfies, inviti a casa o semplicemente a bere un té assieme. E tanto, tanto altro.

Sono stato in Bangladesh nel 2014 e nel 2017


8° ABAZAI, Pakistan


A Peshawar, la mia porta del Pakistan, mi fu assegnata la scorta armata. Mezza giornata per entrare nelle simpatie della mia guardia del corpo che il giorno successivo mi invitò a casa sua in un villaggio a 50 km a nord della città, a ridosso di una delle aree tribali ad amministrazione federale. Inaccessibile anche agli altri pakistani.
Senza scorta non ci sarei mai potuto arrivare, certamente non sarei tornato illeso.

Sono stato in Pakistan a dicembre 2015


BALKH, Afghanistan


Semplicemente nominandolo, questo incredibile Paese, suscita un misto di paura, fascino e mistero. Da solo, un pomeriggio di fine dicembre con il termometro che indicava -23 °C, ingresso in Afghanistan via terra dal Tajikistan attraverso la frontiera di Shir Khan Bandar. Prima a Kunduz col coprifuoco e poi a Mazar I' Sharif.
A venti km dalla città della spettacolare Moschea blu, sorge Balkh, un'antichissima città che merita assolutamente una visita. Ma, sentivo, controllata dai Talebani. Troppo poco per fermarmi.

Sono stato in Afghanistan a dicembre 2012


6° SEYDI, Turkmenistan


In auto da Asghabat a Türkmenabat, il giorno dopo scadeva il mio visto di transito e avrei dovuto, a malincuore, lasciare il Paese.
In città soltanto tre hotel: uno chiuso, uno indecente, uno carissimo. E allora l'autista propose di ospitarmi nella sua casa, in un villaggio a venti km a nord della città, dove peraltro, in teoria, per la tipologia di visto che possedevo, non sarei potuto andare. E invece andai, cominciando a sperimentare l'inarrivabile ospitalità dei popoli dell'Asia centrale.

Sono stato in Turkmenistan a dicembre 2007


GUSHTAPA, Iraq


L'Iraq è a tutti gli effetti composto da due Paesi distinti. La parte araba a sud e il Kurdistan a nord. Ed è la seconda quella che ho visitato, entrando via terra dalla Turchia.
Raggiunta l'affascinante Erbil, il mio obiettivo era arrivare al confine con la parte araba, sulla strada che conduce a Kirkuk. Un paziente tassista mi condusse fino a Gushtapa, ma lì si fermò:
"Andare oltre significa rischiare la vita".

Sono stato in Iraq a Capodanno 2017


4° MAJDAL SHAMS, Alture del Golan


C'è sempre un valido motivo perché sia alta tensione in quella zona maledetta del pianeta; quella volta erano i giorni immediatamente successivi alla dichiarazione di Trump di spostare l'ambasciata americana da Tel aviv a Gerusalemme. Con un'auto a noleggio, risalimmo tutto il confine di Israele con Giordania, Siria e Libano. Ci inoltrammo nelle Alture del Golan dove erano ancora ben evidenti le tracce delle tante guerre del passato. Sosta a Mas'ada e Majdal Shams, un pezzo di Siria occupato dagli israeliani.

Sono stato in Israele e in Palestina a dicembre 2017


WAKENAAM, Guyana


Il Paese più misterioso dell'america meridionale, probabilmente dell'intero continente. La Capitale Georgetown resta nella memoria più per i disagi che per il su fascino. Un'escursione non programmata in un'isola a nord della Capitale; in realtà la meta era Leguan, ma partiva prima una lancia per Wakenaanam: chi ha tempo non aspetti tempo...


Sono stato in Guyana nel 2018


2° PLAYA MAPIRE, Güiria, Venezuela


L'idea era provare a raggiungere Trinidad, l'isola caraibica più meridionale, da Güiria, via mare. Con la crisi che attanaglia il Venezuela, impossibile trovare in alcun modo informazioni affidabili sull'esistenza di un mezzo legale che effettuasse la tratta e allora non ci restò altro che andare direttamente in loco. Arrivammo un lunedì mattina, la prima barca partiva il mercoledì.
In quei due giorni, dopo qualche ora per capire come funzionava il posto, conosciuti i moto-tassisti giusti, esplorammo quella splendida, selvaggia, affascinante provincia dell'est venezuelano, fino a Playa Mapire. Oltre, impossibile proseguire.

Sono stato in Venezuela ad aprile 2018


PETITE RIVIERE, Haiti


Il paese più povero dell'emisfero occidentale, in pratica un pezzo d'Africa in mezzo ai Caraibi. Tanti disagi da affrontare e superare per "sopravvivere" da viaggiatore in quel Paese. La chiave giusta, come sempre, incontrare il moto-tassista giusto. Il tempo di entare in sintonia e ho cominciato ad esplorare luoghi irraggiungibili in maniera tradizionale; tra le tante, mi è rimasta impressa la scena di donne che lavavano indumenti nel fiume nella periferia di una località chiamata Petite Rivière.

Sono stato ad Haiti nell'estate 2015