ON THE ROAD AGAIN

Sud America&Cuba


Non è mai semplice scegliere la destinazione del viaggio, e non importa quanto tempo abbia disposizione. Le alternative sono sempre decine. Mi placo soltanto nell'istante in cui compare la scritta magica "Confirmed" durante l'acquisto del biglietto aereo.
E così fu anche nel viaggio di primavera/estate 2019. Alla fine scelsi il Sudamerica in modo tale da completare il continente americano: gli unici in cui non avevo ancora messo piede erano Uruguay e Paraguay. Togliamoci questo pensiero...
Bologna-Montevideo via Parigi/San Paolo l'andata; da Havana via Amsterdam il ritorno. Tre giorni a Bogotá prima di volare a Cuba da Asunción.

L' atterraggio a Montevideo in time-lapse


"BENVENUTO IN URUGUAY, MONDO"


Così viene accolto il visitatore straniero all'arrivo all'Aeroporto Internazionale Carrasco General Cesáreo L. Berisso di Montevideo.
Frase di circostanza, certo; ma impiegherò poco per apprezzare la sincera cordialità degli uruguaiani, l'efficienza dei trasporti, la tranquillità della Capitale.





PARAGUAY, un Paese sottovalutato


E' probabilmente il Paese meno conosciuto dell'America meridionale (tre Guyane a parte), per me è stata una piacevole e positiva sorpresa.
Non ancora infestato dai turisti col "braccialetto", ai viaggiatori viene riservata accoglienza cordiale, mai invadente: il Paraguay, l'ultimo Paese del "nuovo continente" in cui ho messo piede.
Anche nella tranquilla Capitale Asunción ho incontrato pochi "stranieri", meno di quanti ne meriterebbe, ma emblematico è il "Punto delle tre frontiere", dove si incontrano
Argentina-Brasile-Paraguay.

In quell'area -tra Brasile ed Argentina- si trovano le maestose Cascate dell'Iguazú, visitate da frotte turisti da tutto il mondo, la maggior parte dei quali preferisce restare nel versante argentino (a Puerto Iguazú) o brasiliano (a Foz do Iguaçu) snobbando quello paraguaiano (Ciudad del Este), altrettanto interessante, più economico e dove, tra le tante cose, si possono ammirare le meno famose, ma ugualmente affascinanti, "Cascate del Monday".

Schiacciato dalle due "potenze" il Paraguay non ha sbocchi sul mare, che invece aveva prima della sanguinosa guerra persa contro la Triplice alleanza Argentina-Brasile-Uruguay tra il 1864 e il 1870.
Il Paese contende all'Argentina il primato della prima ferrovia dell'America meridionale, ma purtroppo alla stato attuale non esiste una rete ferroviaria. L'unico servizio su ferro è la comoda navetta transfrontaliera che collega l'argentina Posadas ad Encarnación. Ed è stato proprio quello il mezzo che ho utilizzato per entrare in Paraguay.
Nella capitale la vecchia stazione è sede di un piccolo ed interessante Museo ferroviario; è in progetto la realizzazione della linea Asunción-Buenos Aires, ma ci vorrà tempo, molto, prima che verrà realizzata.



Lunga la lista dei mie "highlights" paraguaiani: a cominciare dalla visita della diga di Itaipú e quella ai resti de "Las reducciones jesuíticas" di Trinidad; indimenticabili i giri notturni in mototaxi a Ciudad del Este (tutt'altro che pericolosa), le escursioni quotidiane nei villaggi alla periferia di Encarnación.
Una cena in un ristorante abusivo (!) nella favela di Asunción, la traversata in "balsa" per raggiungere Puerto Iguazú, le colossali grigliate di tenerissima carne accompagnate da "yerba mate tererè".
Viva viva o Paraguay







CASCATE DI IGUAZU/CATARATAS DEL IGUAZU/CATARATAS DO IGUAÇU





Al posto giusto, nel momento giusto, l'8 giugno 2018 Repubblica.it scriveva:
"Getti talmente potenti da indurre impenetrabili nubi di vapore acqueo. Luce e rumore assordante. Così si devono essere offerte in queste ore le straordinarie cascate dell'Iguazú. Situate al confine tra Brasile e Argentina, sono il getto d'acqua più imponente del pianeta. Ma le abbondanti piogge che hanno investito l'area nell'ultimo scorcio di stagione hanno esaltato la maestà del sito, se è vero che il ritmo di caduta dell'acqua del getto, mediamente di 1,5 milioni di litri per secondo, è salito a 3 milioni di litri/secondo. Una fortuna anche per i turisti che hanno potuto ammirare il getto, da entrambi i versanti - o dall'alto"

Ed io mi sono trovato lì a metà giugno del 2018; in effetti rimasi colpito dalla maestosità di quei getti d'acqua, sebbene non fossi in grado di fare confronti, perché era la prima volta che vedevo cascate di tale imponenza. Soltanto Sette mesi dopo farò il bis in Zambia/Zimbabwe, visitando anche le Vittoria.
Le cascate che segnano il confine tra Argentina (Provincia di Misiones) e Brasile (Stato del Paraná) e sono visitabili da entrambi i lati.
E' Un sistema di 275 cascate in 4 km lungo il fiume Iguazù.
Da Encarnación in bus a Ciudad del Este, e preferii restare nella città paraguaiana, meno turistica e, dal mio punto di vista, più interessante. Il primo giorno visita del "Salto del Monday", cascate alte massimo 45 metri lungo l'omonimo fiume, meno imponenti delle più famose "vicine" e poi, testa o croce, prima il lato brasiliano.
Attraversato a piedi il trafficatissimo Ponte dell'amicizia Paraguay-Brasile -attraverso il quale, a piedi si può andare da un Paese all'altro senza controlli di dogana, a patto di rientrare per la stessa via- una schiera di moto-taxi in attesa di clienti. E la fortuna di sceglierne uno simpatico ed empatico col quel entrai subito in sintonia.
Prima di condurmi alle cascate, visita al Punto delle tre frontiere (Marco das Três Fronteiras), poi sullo spettacolare ponte Tancredo Neves, che segna il confine Brasile-Argentina, e la foto tra i jersey di cemento che cambiano colore: da verdeoro brasiliano ad albiceleste argentino, esattamente al centro.
Il mio solito scetticismo ogni qualvolta mi appresto a visitare uno spot turistico, rientrò rapidamente. La vista delle cascate lascia davvero senza fiato in compagnia dei simpatici Coati, animali la via di mezzo tra un formichiere e un grosso riccio. Tante soste per ammirare, da più angolazioni, le violenza di quei getti d'acqua, e ad arrivare fin quasi sotto la più potenti per ammirare l'acqua che scende da 80 metri, in un rumore impetuoso, mai fastidioso.
E un arcobaleno a rendere l'atmosfera ancora più suggestiva.

<


Il giorno dopo la vista delle cascate dal lato argentino. In bus per arrivare, dopo aver attraversato l'anonima cittadina paraguaiana Presidente Franco al punto delle tre frontiere (Triple Frontera). Un servizio pubblico con una strana imbarcazione, "balsa",che letteralmente si traduce in zattera, trainata da una pilotina a motore agganciata sul alato destro rispetto al senso di marcia, al che fa la spola tra Paraguay e Argentina, raggiungendo il piccolo poto fluviale di Puerto Iguacu.
Lì, non sarà complicato trovare l'accordo con un tassista che mi porterà all'ingresso delle cascate e verrà a riprendermi qualche ora dopo.
Un grazioso trenino turistico -niente a che vedere con quelli che interessano a me- all'interno del parco conduce a poche decine di metri dalla "bocca del diavolo" ("Garganta del Diablo") e una passerella collega la stazione al balcone panoramico esattamente sopra questa gola.
Dall'alto si ammirano violenti getti d'acqua che sprofondano in un abisso alto 82 metri. La strana sensazione, fissando l'acqua, di poter precipitare dentro da un momento all'altro.


Non so dire quale dei due lati sia più affascinante. E allora non lo dico. Dico, invece, che le cascate di Iguazu sono una meraviglia della natura che vale la pena vedere.





DIGA DI ITAIPÚ


Quella di Itaipú, che sfrutta la forza del fiume Paraná, al confine tra Brasile e Paraguay è la più grande centrale idroelettrica al mondo
per produzione di energia. Soddfisfa quasi del tutto il fabbisogno energetico del Paraguay ed oltre un quarto di quello brasiliano, in particolare Rio de Janeiro e San Paolo sono alimentate da Itaipu.
E' un progetto "binacional" tra i due Paesi; l'idea di realizzare un impianto idroelettrico proprio lì iniziò nel 1960 ed è stato portato a termine nel 1984. A gestirlo una joint venture tra compagnie dei due Paesi.



Ad avvantaggiarsi dall'impianto è soprattutto il Brasile che ha maggior bisogno di energia e compra a prezzo "stracciato"
parte della quota paraguaiana.
L’accordo tra Brasile e Paraguay stabiliva che il Paraguay avrebbe dovuto obbligatoriamente vendere la propria quota di energia inutilizzata al Brasile, a un prezzo fisso di 124 milioni di dollari annui, molto inferiore al valore reale.
Nel luglio 2009 è stato sigliato un nuovo accordo che prevede il Paraguay riceva 360 milioni di dollari all’anno a titolo di compensazione per la fornitura di energia elettrica al Brasile.




BOGOTÁ


Tre volte in Colombia, la seconda soltanto nella Capitale; la prima avevo percorso oltre 1300 km -dalla costa caraibica al confine con l'Ecuador- visitando, tra l'altro, Medellin, Cali e lo spettacolare Santuario de Las Lajas di Ipiales "accompagnato" spesso dall'inconfondidile odore di "erbe" di varia natura (da cui mi tengo rigorosamente alla larga). La terza, invece il viaggio più lungo ed interessante: da Bogotá a Medellin, via Venezuela, Santa Marta, Barranquilla, Medellin.
E' il Paese economicamente e socialmente più sviluppato del Sudamerica, molto meno pericoloso di quanto il pregiudizio lasci supporre. Bogotá è affascinante già al primo impatto, nel modernissimo aeroporto intercontinentale, che sorge in un nuovo quartiere a nord del centro.


Una città moderna, ma ricca di storia, tradizioni, cultura, gastronomia; fondata dagli spagnoli nel XVI secolo con una struttura urbanistica molto interessante. Spiccano ordine e pulizia -anche nelle periferie, anche nel quartiere dei narcos.
Otto milioni di abitanti, gente cordiale, mai invadente; scaltra, educata.
Per quel che offre, Bogotà dovrebbe essere sommersa di visitatori, invece turisti e viaggiatori si contano con le dita. Non avrà la night life di Bangkok o Manila, ma non mancano certo i divertimenti, in centro di giorno e poi anche di notte negli eleganti quartieri a nord est.
Tanta polizia in giro la rendono sicura con controlli continui, ma discreti. Non ho mai percepito tentativi di corruzione nei confronti.
Lungo i circa 4km pedonali della "Carrera 7", a partire dalla splendida Piazza Bolivar, si vede e si trova di tutto. A parte le solite cianfrusaglie, interessanti oggetti di antiquariato. "Montagne" di dischi in vinile in vendita, paradiso per i collezionisti del genere. Artisti di strada si esibiscono con successo fino a tarda sera, tra gli altri sono rimasto a lungo ad ammirare un "clone" di Michael Jakson impegnato a danzare sulle note di "Don't stop 'til you get enough".



Al calar del buio, il centro si svuota, e camminare da soli è certamente pericoloso; il quartiere dei narcos, meglio esplorarlo solo in compagnia di una guida ed evitarlo di notte.
Menzione particolare merita il cibo: vario, eccellente, economico. E, naturalmente, il caffè, servito in tante diverse varianti.
Qui lo dico e qui (non) lo nego, il migliore mai bevuto, il delizioso "tinto".
Analogamente, una tazza di cioccolato caldo non ha eguali da nessuna altra parte al mondo al di fuori della Colombia. Del resto le piante di cacao crescono in abbondanza da queste parti.
Come pure quelle di coca, chiaro, ma il tè con le foglie proprio non mi ha entusiasmato. Il traffico nelle ore di punta è congestionato e il trasporto pubblico urbano, che si basa su una rete di autobus che viaggia su sede propria non è sufficiente a soddisfare la domanda di mobilità. Di giorno girano taxi in abbondanza, a prezzi ragionevoli e sempre disposti ad usare il tassametro. Di notte più complicato trovarne in giro, ma basta chiamarli o usare una app e in pochi minuti ne arriverà uno. Tre volte in Colombia non mi sono bastate. Ci sarà, ci dovrà essere, la quarta. E, perché no, pure la quinta.