GUERRE & PONTI

"Quando i ponti separano, invece di unire"



Con qualche eccezione, tutte le grandi città sono sorte, e poi sviluppate, vicino al mare, intorno ad un lago o sui due lati di un fiume. In queste ultime spesso è ancora evidente una sostanziale differenza sociale, economica, architettonica da una parte all'altra del corso d'acqua che le divide. I ponti hanno avuto, ed hanno, un ruolo fondamentale per ridurre queste disuguaglianze.



A Tartu, seconda città dell'Estonia, mi ha colpito la didascalia impressa all'ingresso del ponte pedonale che dalla piazza centrale porta sulla sponda opposta del fiume Emagogi, che taglia la città.

"Bridges connect not only the banks of the rivers, they also connect people/ I Ponti non uniscono soltanto le rive dei fiumi, uniscono anche le persone".

Costruito in sostituzione di quello storico -meraviglioso a giudicare dalle foto- del 18° secolo, distrutto durante la seconda guerra mondiale, fu aperto nel 1959. Durante il periodo di assenza del collegamento, il trasferimento da una riva all'altra avveniva su grosse barche a remi.
Imbarcazioni da un lato all'altro di un fiume in assenza di un ponte (o perché crollato) ne ho prese tante; a Kampung Cham, in Cambogia orientale, nel 2000 il ponte in centro città, adesso pienamente funzionante, era in avanzata fase di costruzione (con soldi pubblici giapponesi) e il Mekong si attraversava in barca.
Aperto nel 2001, lo vidi completo nel 2009: quella infrastruttura in otto anni aveva totalmente cambiato il modo di vivere della popolazione e l'economia non solo della città, ma dell'intera regione orientale del Paese.
Un ponte, spesso chiamato dell'amicizia, collega Stati sovrani confinanti, ad esempio tra Laos e Thailandia ce ne sono tre, io ho percorso quello sul Mekong che collega la Provincia di Khammouan, in Laos, alla Provincia di Nakhon Phanom in terra Thai.
Altro ponte che ho percorso, definito anch'esso "dell'amicizia" è quello che collega Thailandia e Myanmar a Mae Sot.
In Europa, ho percorso in treno il ponte dell'amicizia Romania-Bulgaria a Giurgiu.






In ogni guerra, per fermare, o perlomeno rallentare, l'avanzata della fazione opposta, chi si difende si vede costrtto ad abbattere i ponti strategici costruiti sul proprio territorio.
E' quello che sta accadendo anche in Ucraina.
Per provare a rallentare la marcia dei russi che si muovono dalla Crimea verso ovest e provare a proteggere Odessa, gli ucraini hanno deciso di abbattere il ponte a 40 km ad est della città, nel distretto di Lyman, confine tra le regioni di Odessa e Mykolaïv.
Quanto fondamentale e strategica sia quell'infrastruttuta è facilmente comprensibile osservando una mappa. Non ci sono altri ponti a sud, la strada alternativa allunga il tragitto di quasi duecento km.

Ho percorso quattro volte quel ponte adesso abbattuto: due volte in un verso, due nell'altro, la prima in autobus (2006), la seconda alla guida di un'auto noleggiata a Chișinău (2008), entrambe le volte diretto in Crimea, allora regione speciale dell'Ucraina.

















Costruiamo ponti, invece di fare guerre.