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CAPE TOWN/CITTÀ del CAPO

La città madre



Più bella e meno pericolosa di quanto immaginassi, molto meno di Johannesburg, ad esempio. Ricca, snob, cosmopolita. E, soprattutto, molto interessante: una città in cui è impossibile annoiarsi.

Moederstad, la città madre.

Cape Town/Città del Capo, è stato il primo insediamento europeo del Sudafrica: è da lì che i bianchi hanno iniziato a rompere le scatole agli africani.

E non hanno, non abbiamo, ancora smesso.


La segregazione razziale ufficialmente non è più in vigore dal 1991, ma "de facto" esiste ancora:
adesso non è il colore della pelle a fare la differenza, ma la quantità di soldi
che uno possiede. Che poi spesso le due cose coincidono: i bianchi sono ricchi, i neri poveri.
Ma, almeno, adesso un nero può sedersi anche sulle panchine una volta riservate ai bianchi;
e se è ricco, non gli è impedito per legge di abitare a Camps bay.
In realtà può viverci anche da povero, ho visto tanti homeless accampati sotto le palme dell'immenso -e spettacolare- lungomare.
Una domanda viene spontanea al visitatore:
Ma come fa ad essere così ricca Cape Town?
Non basta(va) certo l'enorme flusso turistico pre-covid che la inondava.
Un buon indizio è l'atteggiamento molto tollerante, a differenza dei paranoici nord americani, australiani e neozelandesi, all'immigration e alla dogana. Chi possiede il passaporto "giusto",
non incontra formalità di sorta: timbro e 90 giorni di permanenza sono garantiti e rinnovati ogni volta che rientra nel Paese. Nemmeno lo scorso febbraio (quinto ingresso per me in Sudafrica), in era Covid, alcuna noia. La regolarità del test cartaceo esaminato "a vista" da un'assonnata ragazza che, alle 03,50, avrebbe voluto essere altrove, piuttosto che in aeroporto in attesa dei passeggeri agli arrivi internazionali notturni a Jo'burg.
Sarei passato anche con il Qr di un biglietto del tram di Tallinn...

Il Sudafrica è formalmente uno stato sovrano, ma è evidente l'ingerenza soprattutto dei due Paesi occidentali -Olanda e Gran Bretagna- di cui è stato più o meno direttamente, colonia.
Basti pensare, piccolo, ma significativo esempio, che British Airways opera servizi di linea su rotte nazionali (e pure alcune internazionali, nella regione) con il marchio Comair, che a sua volta detiene il 100% della low cost Kulula.
Molte delle risorse dei Paesi confinanti passano dai porti sudafricani, prima di prendere la via dell'occidente, a cominciare dai diamanti del Botswana e dal rame dello Zambia.
Vige un sistema fiscale molto vantaggioso per gli investitori; il bengalese con il quale restavo talvolta a chiacchierare nella sua classica bottega dove si trova-di-tutto, mi raccontava che non erano servite autorizzazioni per aprire quell'attività. Non si pagano tasse, può stare aperto tutto il tempo che vuole.
I salari degli operai equivalgono a circa 350 euro al mese, mentre i manager guadagnano molto più che in occidente. Una sorta di Robin Hood al contrario: tolgono ai poveri per darlo ai ricchi.
Le banche garantiscono adeguata privacy a chi porta i suoi "risparmi" e questo suggerisce a molti -in possesso del passaporto "giusto"- di ritirarsi a Cape Town per godersi la pensione.

Chissà quante altre cose, che, agli ingenui come me non sono balzate agli occhi, si celano dietro quella enorme, non omogenea, ricchezza. Ma, forse, la chiave sta semplicemente in queste poche parole lette da Wikipedia:

"Dopo la seconda guerra boera (1899-1902), il saccheggio delle popolazioni nere fu istituzionalizzato."










FOCHE&PINGUINI


Nei pressi di Simon's Town, in sobborgo a sud di Cape, uno degli spot turistici più popolari: la spiaggia di Boulders dove è possibile ammirare una colonia di pinguini africani che conta attualmente circa 3000 esemplari. Dal mio punto di vista nulla di speciale, ma l'escursione nella gradevole cittadina, nel complesso, è interessante e rilassante. Un buon modo per arrivarci è utilizzare un convoglio "Metrorail" che parte dalla stazione centrale di Cape Town fino a Fish Oek e poi proseguire con bus o van per raggiungere la destinazione.

Un po' più a nord, dalla parte opposta della penisola, a poche miglia al largo da da Hout Bay partono traghetti per Duiker Island, dove è possibile ammirare una numerosa colonia di foche. Per raggiungere la baia con mezzi pubblici, il modo migliore è utilizzare un comodissimo e mai affollato autobus Myciti che percorre tutta la spettacolare strada panoramica, a partire da Long beach



La città si sviluppa attorno ad un rilievo di 1000 metri, Table Mountain dal quale si ammirano scorci panoramici spettacolari. Per i mondiali del 2010 hanno rimesso a nuovo un'ampia area intorno al nuovo stadio, immerso in un'area verde, perfettamente tenuta, di 60 ettari. In alcuni momenti credevo di essere ad Auckland, ma poi i ghetti di periferia, spesso circondati da barriere -ovviamente abitati esclusivamente da neri- mi ricordavano che stavo in Africa.
Nell'Africa della vergogna dell'Apartheid.
In quei quartieri è sconsigliato ai bianchi entrarci, ma non ho resistito alla tentazione di fare un giro a Dunoon. Percepivo che la mia presenza fosse non gradita, ma ad onor del vero, a parte qualche sguardo "curioso", non ho ho avuto noie. Ovviamente, passo svelto, pochi indugi e qualche foto "rubata".
Al calar del buio, tutt'altra storia. A parte le strade della movida in centro e sul lungomare, piene di "bella gente" e di vita, sicure e controllate, meglio stare chiusi in casa, o spostarsi con l'auto. Di notte la città si popola di "zombies", magari poco aggressivi, ma fastidiosissimi e perennemente alla ricerca di soldi.

I trasporti urbani funzionano bene, con una rete di autobus d'elite -MyCiti- che viaggia su corsie riservate, utilizza mezzi moderni, monitorati da sistemi di videoregistrazione, rispetta al minuto gli orari esposti ad ogni fermata e ai quali si accede solo con smartcard prepagata.
Parallelamente un'altra compagnia, Golden Arrows, effettua più o meno gli stessi percorsi, ma è più economica. I neri poveri, invece, utilizzano i mini-van collettivi che portano ovunque, rapidamente e a basso costo.
Esiste una estesa rete ferroviaria, dal nome suggestivo, "Metrorail", ma poco sfruttata perché impossibile da tenere sotto controllo. Il servizio è effettuato da lunghissimi elettrotreni gialli, ben tenuti, identici a quelli di Johannesburg, ma l'ultimo treno viaggia prima del tramonto e nei giorni festivi il servizio è sospeso. Sull'unica linea utilizzata anche dai turisti, quella che porta a Fish Hoek, dove c'è la (deludente n.d.r.) riserva dei pinguini, si vedono nuovissimi elettrotreni biancazzurri presidiati da poliziotti privati che garantiscono un viaggio tranquillo.
Le altre linee sono "terra di nessuno".
Da Belville, ad esempio, ho preso l'ultimo treno della giornata, alle 17,10, per rientrare a Cape Town; semivuoto, con tutti i passeggeri raggruppati nelle stesse due o tre carrozze di testa.
Ricordo le lunghe attese dei treni per il via libera nei punti in cui si incontrano più linee:
il momento ideale per un assalto, mi hanno detto. Inutile fare affidamento sulle porte automatiche, che si aprono tranquillamente (anche) con la forza delle braccia.

Fish&chips di britannica memoria in ogni angolo della città, ma io avevo fatto amicizia con il proprietario del ristorante curdo a Greenmarket Square. Ottimo cibo a prezzi ragionevoli,
servizio ecellente.



Sono stato a Città del Capo a febbraio 2022









LE CITTÀ



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